Dal Baltico al Mar Nero: l’evoluzione della deterrenza NATO tra gli estremi del fianco orientale
Difesa e Sicurezza

Dal Baltico al Mar Nero: l’evoluzione della deterrenza NATO tra gli estremi del fianco orientale

Di Mattia Saitta
01.07.2025

Nell’arco dell’ultimo quinquennio la NATO ha profondamente rivisto la propria postura difensiva lungo il fianco orientale, adeguandosi ad uno scenario strategico sempre più instabile. L’arco geografico che si estende dal Mar Baltico al Mar Nero è divenuto un elemento centrale della strategia alleata di deterrenza e difesa avanzata, segnando il passaggio da un approccio prevalentemente reattivo a una presenza strutturata, continua e multidimensionale. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha accelerato un processo di adattamento già avviato. Tra il 2020 e il 2025, l’Alleanza ha infatti aggiornato i concetti strategici, rafforzato le proprie capacità operative e consolidato la propria presenza militare lungo l’intero fianco est. Questa regione non è più considerata una periferia difensiva, bensì un teatro operativo centrale nel quadro del continuum-of-competition definito dalla NATO. In risposta alla crescente assertività russa, l’Alleanza ha potenziato le forze di risposta rapida, rafforzato il preposizionamento di truppe e materiali, modernizzato le infrastrutture critiche e sviluppato piani di difesa regionali più dettagliati.

L’intera architettura di deterrenza è stata ricalibrata per affrontare minacce complesse, simultanee e distribuite in più domini. Il vertice di Madrid del 2022 ha posto le basi per una svolta pivotale. Con il nuovo Concetto Strategico, la Russia è stata infatti definita come principale minaccia alla sicurezza euro-atlantica, sancendo il passaggio da una postura prettamente preventiva ad una di deterrenza avanzata e permanente. In questo contesto, è stato introdotto il NATO Force Model, concepito per garantire maggiore prontezza operativa, congiunta ad una capacità di risposta più rapida su scala regionale. Ad esso si sono affiancati i nuovi regional defense plans, progettati per adattare la postura militare alleata alle caratteristiche operative dei diversi teatri. Il cambiamento ha comportato un forte incremento del preposizionamento di mezzi e truppe, la modernizzazione delle infrastrutture logistiche ed il rafforzamento della già avviata iniziativa di enhanced Forward Presence (eFP), nei Paesi Baltici ed in Polonia e della tailoredForward Presence (tFP) nel quadrante del Mar Nero, con un focus su Romania e Bulgaria.

Le principali esercitazioni multilaterali recenti riflettono la direzione intrapresa di una deterrenza multi-dominio, simulando scenari sempre più complessi, interoperabili e realistici. L’ingresso di Finlandia e Svezia tra il 2023 ed il 2024 ha ridefinito gli equilibri strategici del Mar Baltico, completando l’integrazione della regione in un unico spazio ampiamente posto sotto il controllo della NATO. L’allargamento ha migliorato la continuità geografica tra l’Artico e l’Europa centro-orientale, rafforzando le capacità di sorveglianza, Comando e Controllo, e aumentando la profondità strategica dell’Alleanza.

Parallelamente, si è evoluta anche la difesa aerea integrata. Le missioni di air policing sono state progressivamente trasformate in capacità permanenti di air defence, sostenute da una rete di basi e infrastrutture dual-use modernizzate, in particolare in Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania. Il programma europeo Military Mobility ha inoltre favorito la logistica ed il rapido dispiegamento delle forze. Esercitazioni come BALTOPS 2025 hanno confermato la crescente sofisticazione operativa dell’Alleanza, con la partecipazione di oltre venti Paesi, l’impiego di sistemi autonomi navali e aerei, e operazioni simulate nel dominio cibernetico e nella dimensione subacquea. Il Baltico è passato da punto vulnerabile a pilastro della deterrenza NATO, anche grazie all’integrazione tra forze regionali ed il comando navale unificato presso il nuovo quartier generale di Rostock.

Rispetto al Baltico, il Mar Nero si presenta come un teatro operativo più complesso e frammentato, sia per le difficoltà geostrategiche regionali che per i vincoli imposti dalla Convenzione di Montreux, che limitano la presenza navale straniera. In questo contesto, la NATO ha adottato un approccio più flessibile, fondato sulla tFP in Romania e Bulgaria, accompagnata da rotazioni regolari di forze terrestri, navali e aeree. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Alleanza ha dato priorità alla sicurezza delle infrastrutture marittime e sottomarine. Con il supporto del MARCOM, è stato istituito il Centre for Critical Undersea Infrastructure Protection, incaricato di coordinare missioni di pattugliamento e operazioni di sorveglianza anche attraverso l’uso di droni subacquei. Esercitazioni come Sea Shield 2025 e Baltic Sentry hanno testato la capacità di difesa di cavi, porti e reti energetiche. A ciò si è affiancata una cooperazione più strutturata con partner come Ucraina e Georgia, attraverso programmi di addestramento, condivisione di intelligence e supporto tecnico.

L’evoluzione della postura della NATO tra il Baltico e il Mar Nero non ha solo risposto a esigenze contingenti, ma ha rappresentato il primo banco di prova per l’adozione di un nuovo approccio operativo, fondato sull’integrazione verticale tra concetto strategico, pianificazione regionale e piani di impiego. Dal 2022, con l’avvio dei nuovi regional defense plans e la ristrutturazione della Allied Command Structure, l’Alleanza ha infatti iniziato a sviluppare warfighting plans per ciascuno dei principali teatri, subordinando le posture locali ad uno schema di risposta coerente e scalabile lungo l’intero fianco est. In tale contesto, sia nel Baltico che nel Mar Nero, il concetto di deterrenza ha superato la logica della mera presenza simbolica, evolvendo verso una deterrence by readiness, ovvero la capacità di dissuadere attraverso la credibile preparazione al combattimento.

Il principio guida è quello della deterrenza attiva e reattiva, che combina il preposizionamento di forze, la connettività tra comandi e alleati, la rapidità nei flussi logistici e la capacità di sostenere operazioni ad alta intensità. Le esercitazioni svolte negli ultimi cinque anni, da BALTOPS a Defender Europe, da Sea Shield a Steadfast Defender, non hanno solo testato la prontezza operativa, ma hanno anche avuto una funzione di supporto alla comunicazione strategica alleata. Secondo il principio della deterrence by detection, la visibilità delle manovre, infatti, risulta abilitante alla comunicazione di un messaggio politico e militare chiaro ad ogni potenziale avversario. In particolare, la maggiore integrazione dei domini cibernetico e spaziale ha contribuito a rendere più robuste le posture difensive regionali, riducendo il rischio di un attacco a sorpresa in caso di escalation. Questo approccio è particolarmente visibile nel Mar Nero, dove la protezione delle infrastrutture sottomarine è diventata un elemento centrale della competizione strategica.

La simmetria strategica tra Baltico e Mar Nero non si basa tanto su una presenza militare identica, quanto su un’evoluzione parallela della postura NATO in entrambi i teatri. Pur con strumenti e vincoli differenti, l’Alleanza ha costruito in ciascuna area una risposta coerente sul piano dottrinale, operativo e strutturale. Tra il 2020 ed il 2025, la NATO ha trasformato il proprio fianco orientale da area di vulnerabilità a spazio integrato di deterrenza avanzata. La nuova postura è più coesa, reattiva e imperniata sul multi-dominio, ma pone sfide di sostenibilità a lungo termine: dal burden sharing alla capacità di adattarsi a minacce sempre più ibride, simultanee e distribuite. Nel Baltico, l’Alleanza ha consolidato una presenza permanente e integrata, rafforzando la profondità strategica e l’interoperabilità tra alleati. Nel Mar Nero, ha saputo adattarsi a un ambiente più frammentato e vincolato, costruendo una postura flessibile, cooperativa, basata su rotazioni, interoperabilità regionale e protezione delle infrastrutture critiche. Questa duplice traiettoria riflette un’evoluzione strategica coerente: rafforzare la resilienza dell’Alleanza, assicurare la credibilità della deterrenza e dissuadere ogni forma di aggressione da parte della Federazione Russa.

Il fronte orientale è oggi un pilastro della sicurezza euro-atlantica, reso più integrato, flessibile e reattivo. La sua credibilità futura dipenderà dalla capacità dell’Alleanza di mantenere coesione, investimenti ed adattabilità in uno scenario strategico che continuerà a evolvere rapidamente.