Giochi di guerra in Europa
Se l’incubo del ministro della Difesa lituano diventasse realtà , sarebbe qui, tra le fitte foreste di pini e betulle del corridoio di SuwaÅ‚ki, che Putin farebbe il primo passo per «riprendersi i Baltici».
La prova di forza di Putin con Zapad-17, le più imponenti esercitazioni militari russe dalla fine della Guerra Fredda, è un messaggio preciso alla Nato: è da qui, lungo i confini dei Paesi Baltici, che Mosca cerca di destabilizzare la compattezza europea e allo stesso tempo di allontanare l’America dai suoi alleati mostrando i muscoli.
Qui, oggi, lungo i 104 chilometri che collegano via terra l’enclave russa di Kaliningrad e l’alleata Bielorussia, si vedrebbero dispiegate le truppe meccanizzate di Mosca, a chiudere l’unica via d’accesso - e di rifornimento - dell’Unione europea alle tre repubbliche baltiche, che così rimarrebbero fatalmente isolate. L’occasione perfetta per ammassare truppe pronte a chiudere il corridoio con un cordone impenetrabile dal Mar Baltico a Minsk, secondo le intelligence lituana, lettone ed estone, è Zapad, la piĂą imponente esercitazione militare russa dalla fine della Guerra fredda, che per una settimana ha causato brividi alle repubbliche ex sovietiche e uno stato di «vigile allerta» nei comandi Nato. «Useranno le esercitazioni come copertura - dice il ministro della Difesa di Vilnius, Raimundas Karoblis - per lasciare a Kaliningrad e in Bielorussia un dispiegamento permanente di truppe e mezzi». Â
Ed è così che la prima vittoria sul campo - diplomatico - l’ha portata a casa Mosca, che con il suo sfoggio muscolare lungo i confini di Lettonia, Lituania ed Estonia, e la costruzione di basi di lancio permanenti per missili a medio raggio a Kaliningrad, ha scosso l’imperturbabilitĂ del fronte Est dell’Alleanza e allo stesso tempo ha messo pressione a Svezia e Finlandia. A Vilnius la paura di un’«invasione» è tangibile: «Abbiamo paura, sì, certo che abbiamo paura - dice Karoblis -. Abbiamo visto come sono andate le cose in Georgia, e poi in Crimea, sappiamo bene cosa sia una guerra ibrida e come la sappiano fare bene». Negli ultimi mesi, oltre alle violazioni degli spazi aerei da parte dei caccia russi - «test per valutare i tempi di reazione Nato» -, sono aumentati i cyber attacchi e la propaganda si è fatta piĂą aggressiva: «I russi iniziano a dire che il nostro porto sul Baltico, Kalipeda, è un regalo di Stalin alla Lituania, esattamente come dicevano che la Crimea era un regalo di Krushev all’Ucraina». Â
Se l’incubo del ministro della Difesa lituano diventasse realtĂ , sarebbe Kybartaidi, l’ultimo centro abitato lituano sul «corridoio» prima del blindatissimo confine con Kaliningrad, a essere «invasa». Meno di cinquemila anime, un’unica strada su cui si affacciano basse casette di legno, e il nodo ferroviario di quel «treno fantasma», che tanto ha preoccupato gli osservatori internazionali, il convoglio blindato che dall’oblast russo arriva fino a Minsk e a San Pietroburgo. «Ogni tanto sentiamo i cannoni», racconta Jola Reza, contadina, che oggi, incurante del freddo e della pioggia battente, è venuta in cittĂ a vendere bacche rosse e mirtilli sul ciglio della strada. «Qui non c’è niente da prendere, perchĂ© vorrebbero farci la guerra? Ma un po’ di paura c’è». Il nipote di Jola è soldato: «Lui dice di stare tranquilla, che sappiamo difenderci». Â
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A Vilnius, nel quartier generale dell’Nfiu (Nato Force Integration Unit), il comandante colonnello Jakob Sogard Larsen ripete come un mantra due parole: «prevenzione», «forza deterrente». «Il nostro messaggio alla Russia è chiaro - dice -: noi siamo uno per tutti, tutti per uno». Il comandante si riferisce alla forza multinazionale impegnata nell’Nfiu: «Attaccare un singolo Paese significherebbe attaccare tutti quelli dell’Alleanza, non credo il gioco valga la candela». Zapad - secondo le fonti ufficiali - ha coinvolto 12.700 militari, meno quindi dei 13 mila oltre ai quali è necessario, secondo la convenzione di Vienna, invitare osservatori internazionali. Ma secondo diverse fonti di intelligence i soldati sarebbero almeno 100.000. Larsen non vuole confermare i numeri, ma chiede: «Non le sembra strano, in 17 anni la Russia non ha mai invitato osservatori internazionali, l’ha fatto questa volta, ma indicando un giorno e un luogo preciso in cui potevano andare». L’«evento», sotto gli occhi della crema della stampa straniera, si è celebrato martedì al poligono Luzhsky (Leningrado) al cospetto dello stesso Putin. Â
«Mosca lancia un messaggio, la Nato ne lancia un altro: rappresentiamo 29 Nazioni, l’alleanza piĂą forte al mondo. Non abbiamo intenzione di attaccare nessuno, ma siamo come una famiglia, e se qualcuno ne aggredisce un membro lo difenderemo». L’Alleanza usa la deterrenza dell’articolo 5, Putin rilancia con i numeri: nell’ultimo anno oltre 60.000 soldati sono stati impegnati in 50 esercitazioni militari dei Paesi occidentali vicino ai confini russi.Â
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Siamo ai messaggi e alle risposte da una parte all’altra dei confini, come due pugili sul ring che, per ora, si studiano e si provocano, sempre piĂą vicini. Siamo anche alle manovre e contromanovre militari. Mentre Putin e Zapad pretendono l’attenzione totale, piĂą a Sud, dove l’Europa e la Federazione russa si sfiorano, quindici Paesi si esercitano in Ucraina, mentre la Polonia, a fine settembre, inizierà «Dragon» (17.000 soldati) e la Svezia - che non fa parte dell’Alleanza - porta avanti le sue piĂą vaste esercitazioni militari degli ultimi 23 anni, alle quali parteciperanno anche gli Usa e alcuni Paesi della Nato cosa che, come ha detto il ministro della Difesa Peter Hultqvist, è giĂ da sola «una dichiarazione di intenti». Putin non ha mancato di avvisare Stoccolma: se la Svezia entrerĂ nella Nato «cambieremo strategia nei sui confronti».Â
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A Rukla c’è uno dei 4 battaglioni multinazionali (tre sono nei Baltici, uno in Polonia) composto da 1.000 soldati, 500 mezzi. Sono i «boots on the ground» dell’Alleanza in Lituania. «Se attaccassero il corridoio di SuwaÅ‚ki saremmo lì in poche ore - assicura il capitano della brigata Iron Wolfe, Povilionis -. Ma ora non muoviamo un dito, non vogliamo provocare Putin». La «breccia» tra Lituania e Polonia è uno dei punti caldi su cui si concentra la Nato: «SuwaÅ‚ki è fondamentale - spiega Francesco Tosato, analista militare del Centro Studi Internazionali -, essendo l’unica strada percorribile, visto che la via marina è preclusa dall’ipermilitarizzata Gotland». Â
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«Con Zapad Mosca ci sta mandando un chiaro messaggio - spiega il maggiore Martijn Pothuizen - e anche noi ne stiamo mandando uno, che la Nato è forte». A Rukla tutti concordano: Putin non vuole un’altra Crimea, per ora. «Ma la situazione è delicatissima - aggiunge Pothuizen -. La storia ci insegna che quando si mettono imponenti forze armate una vicino all’altra può succedere qualsiasi cosa: basta un errore, è sufficiente che un tank superi un confine perché la situazione precipiti. Spero che i ragazzi laggiù, sia i russi sia i nostri, non perdano la calma. Che abbiano sempre ben chiaro che le guerre sono un disastro sociale irrimediabile».
Fonte: La Stampa